Nel 2021 il Comune di Ravenna ha deciso di proseguire le attività dell’Osservatorio sulla Chimica attraverso la realizzazione d’incontri su alcune materie d’interesse per gli aderenti al progetto. In particolare si sono approfonditi alcuni temi e progetti d’interesse per la città, tra i quali la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio della CO2, il progetto SMILE – percorsi di simbiosi industriale ed economia circolare a Ravenna e il tema del riciclo come nuova fonte di materia prima. Nel 2022 l’Osservatorio, che guarda a tutta la provincia di Ravenna, è ripartito con un focus sull’eccellenza dei materiali compositi del distretto faentino. Altri incontri e attività sono in programma, in particolare in relazione al Centro Ricerche di Marina di Ravenna.

CATTURA, UTILIZZO E STOCCAGGIO DELLA CO2.

Gli obiettivi internazionali per il contenimento dei cambiamenti climatici prevedono che le emissioni di CO2 seguano un rapido declino e raggiungano, auspicabilmente, il net-zero nella seconda metà del secolo.

Per ridurre le emissioni di CO2 non esiste un’unica ricetta valida per tutti i paesi e settori economici, ed è necessario combinare più elementi, nell’ottica della diversificazione del portfolio di soluzioni di decarbonizzazione:

  • efficientamento energetico e riduzione della domanda energetica;
  • uso di energie rinnovabili;
  • elettrificazione dei consumi;
  • fuel switching (da carbone a gas) e utilizzo dell’idrogeno;
  • cattura, utilizzo e stoccaggio della CO

Gli scenari prevedono la cattura di CO2 dalla produzione di energia da fonti fossili e dall’industria e, in un secondo momento, direttamente dall’aria stessa.

Per alcuni settori industriali, fondamentali per il benessere socioeconomico della società (in particolare acciaio, cemento e industria chimica – denominati hard-to-abate), la cattura di CO2 è un elemento decisivo per arrivare agli obiettivi di decarbonizzazione.

Ma cosa si intende per CCUS (Carbon Capture Utilization e Storage)? La sigla fa in realtà riferimento a due processi: cattura, trasporto e confinamento geologico dell’anidride carbonica (CCS) da un lato; cattura, trasporto e riutilizzo della CO2 quale materia prima per la sintesi di chemical building blocks, combustibili sintetici e materiali dall’altro (CCU).

La CCUS è una filiera che richiede investimenti e sforzi tecnologici, infrastrutturali, normativo-regolatori, economici-finanziari e di accettabilità sociale.

La CCS e la CCU hanno potenziali molto differenti in termini di capacità di mitigazione delle emissioni: la CCS può abbattere grandi quantità di CO2 a differenza della CCU.

La filiera CCUS funziona se organizzata sulla base di cluster industriali, con la creazione di hub con infrastruttura condivisa per il trasposto e lo stoccaggio della CO2, di cui è un esempio Net Zero Teesside CCS Project in UK.

Per ulteriori approfondimenti leggi il report dell’incontro.

IL PROGETTO SMILE.

SMILE – percorSi di siMbiosi Industriale ed economia circoLare a ravEnna è un progetto nato dalla volontà dell’area ambiante del Comune di Ravenna, in collaborazione con l’area sviluppo economico e altri partner territoriali (CIFLA/Fondazione Flaminia, Clust-ER Greentech, Fondazione ITSTEC, CNA Ravenna e Camera di Commercio di Ravenna), che si inserisce negli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e nella visione globale di transizione dall’economia lineare a quella circolare. Il progetto SMILE parla di ambiente, imprese e sostenibilità e quindi si interfaccia e si incontra su diversi aspetti con le tematiche e gli obiettivi dell’Osservatorio sulla chimica.

Gli obiettivi del progetto sono: dare supporto alle imprese locali per integrare principi di sostenibilità nel proprio business facilitando lo sviluppo di un sistema eco-industriale territoriale; rafforzare le collaborazioni tra imprese e istituzioni del territorio attraverso la co-progettazione in un meccanismo virtuoso pubblico-privato; rafforzare la collaborazione tra l’istruzione e le realtà produttive del territorio orientate alla sostenibilità; facilitare lo sviluppo di azioni pilota nell’ambito dell’economia circolare e della simbiosi industriale attraverso la co-progettazione svolta da imprese e partner di progetto.

SMILE contribuisce anche ad alcuni obiettivi della Agenda 2030 (obiettivi 8, 11, 12, 17) e si inserisce tra le azioni che il Comune di Ravenna intraprende nel suo percorso per un territorio sostenibile, tra cui l’ottenimento della certificazione EMAS insieme al piano per contrastare i cambiamenti climatici (PAESC).

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RICICLO MECCANICO E CHIMICO DELLA PLASTICA.

Per il biennio 2019/2018 la domanda di materie plastiche si attesta in Europa a circa 50 milioni di tonnellate, e l’Italia è il secondo mercato (13,8%) dopo la Germania (24,2%). La domanda di materie plastiche riguarda in primis il settore del packaging (39,6% del totale), a seguire il settore delle costruzioni (20,4%), poi l’automotive (9,6%), il settore elettrico ed elettronico (6,2%), quello domestico-sportivo (4,1%), agricolo (3,4%), e a seguire gli altri (16,7%). Per quanto riguarda in particolare gli imballaggi, ma anche per altri elementi, l’utilizzo della plastica è molto più sostenibile rispetto all’utilizzo di altra materia prima, e comporta un notevole risparmio di CO2 emessa. La sostituzione degli imballaggi in plastica con materiali alternativi avrebbe un costo sia in termini di peso che di energia. L’industria delle materie plastiche sta sviluppando tecnologie innovative per migliorare l’uso, il riuso e il riciclo dei prodotti, in un’ottica di economia circolare. Sono infatti stati intrapresi rilevanti investimenti per il riciclo meccanico e chimico dei manufatti in plastica.

Il riciclo chimico è complementare al riciclo meccanico perché gestisce, in un’ottica di economia circolare, quelle frazioni di rifiuti plastici che non possono essere avviate al riciclo meccanico. La qualità del prodotto riciclato chimicamente è inoltre identica a quella del prodotto vergine e può quindi essere utilizzato per ogni applicazione. Un’infrastruttura industriale dotata sia di riciclo meccanico che di riciclo chimico assicurerebbe la massima circolarità possibile ai prodotti in plastica, che, se correttamente differenziati, potrebbero raggiungere la piena circolarità.

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MATERIALI COMPOSITI E DISTRETTO FAENTINO: L’UTILIZZO DEL CARBONIO NEL SETTORE AUTOMOTIVE.

L’incontro ha visto l’alternarsi di voci provenienti dal mondo della ricerca e dell’impresa. Dopo i saluti da parte dell’amministrazione comunale, sia del Comune di Ravenna che del Comune di Faenza, Roberto Frassine, professore del Politecnico di Milano e presidente di Assocompositi, ha iniziato il convegno con un quadro introduttivo sul mercato dei materiali compositi. La parola è passata poi ai protagonisti del distretto faentino: dal mondo della ricerca, Luca Zoli dell’ISTEC CNR e Loris Giorgini dell’Università di Bologna; dal mondo delle imprese, Andrea Bedeschi di Bucci Composities, Otello Valenti di Alpha Tauri e Fabrizio Comi di ECO Certificazioni.

Il mercato dei polimeri in fibra di carbonio rinforzata è in crescita, sia nel settore automotive che aerospace, ma anche nel settore eolico, navale, dello sport, della mobilità sostenibile e delle costruzioni. Le aziende faticano a trovare manodopera qualificata, per questo sono fondamentali le tre iniziative didattiche presenti sul territorio faentino, che vanno incontro alle esigenze delle aziende del territorio: il corso IFTS per diplomati, la Laurea Triennale in Chimica dei Materiali e il Master di Primo Livello in materiali compositi Ma.Co.F. La sinergia tra mondo della formazione e delle imprese è fondamentale per creare buona occupazione e sviluppo economico.

La previsione della domanda di fibra di carbonio vergine e di materiali compositi è stimata in aumento al 2025, e, con la capacità attuale dell’industria, si stima un gap non colmato tra domanda e offerta. Aggiungendo a questo la crescente attenzione delle aziende su riduzione degli impatti, le normative europee che spingono all’utilizzo di componenti riciclati, fondamentale risulta riuscire a produrre fibra di carbonio riciclata. In questa direzione vanno le attività di ricerca dell’Università di Bologna, con i progetti Team SAVE e FibER.

La ricerca di materiali che resistano a condizioni estreme, a livello di temperatura, stress fisico e meccanico, è al centro dell’attività dell’ISTEC CNR, con progetti come FireMAT e C3HARME.

Per quanto riguarda nello specifico il settore automotive, Faenza si inserisce a pieno titolo nella Motor Valley della Regione Emilia-Romagna, eccellenza a livello nazionale e internazionale. Per vincere la competizione la chiave sta nelle competenze (ingegneristiche, tecnico/produttive) e nel fare squadra tra istituzioni, imprese, mondo della ricerca e della formazione, per creare un terreno fertile allo sviluppo di prodotti all’avanguardia, facendo crescere talenti sul territorio e diventando attrattivi per talenti provenienti dall’estero.

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RICERCA ED ECONOMIA CIRCOLARE: IL FRAUNHOFER INNOVATION PLATFORM E LA VALORIZZAZIONE DI PONTICELLE.

Il Fraunhofer Innovation Platform for Waste Valorisation and Future Energy Supply (FIP-WE@UNIBO), formalmente costituito il primo aprile del 2022, è il risultato di una lunga storia, partita nel 2013, di collaborazione tra l’Università di Bologna e il Fraunhofer. Ha sede al Centro Ricerca Ambiente, Energia e Mare di Marina di Ravenna, e le sfide che intende affrontare sono la crisi climatica ed energetica, il recupero delle risorse e il mantenimento della fertilità dei suoli.

Il laboratorio lavora in stretta sinergia con tutta l’Università di Bologna, e dialoga con tutto l’Ecosistema dell’Innovazione della Regione Emilia-Romagna, il sistema produttivo e con altri Centri di Ricerca Internazionali.

Il progetto Ponticelle di Ravenna è un’iniziativa per la riqualificazione produttiva di un’area industriale dismessa che a seguito dell’intervento ambientale diventerà un polo per la bonifica sostenibile, la valorizzazione dei rifiuti e la produzione di energia green. Il progetto Ponticelle si inserisce idealmente in un territorio che vanta politiche consolidate di tutela e controllo dell’ambiente con impegno diretto delle aziende a migliorarsi: reti di monitoraggio, controlli ambientali, certificazioni, EMAS delle aziende e di distretto.

Eni Rewind ha inoltre attiva una collaborazione con l’Università di Bologna per l’utilizzo del biochar e di char di seconda generazione prodotti da scarti e da rifiuti di produzione a base carboniosa, per la generazione di carboni attivi da utilizzare nei sistemi di filtrazione degli impianti di trattamento delle acque e degli impianti pump & treat.

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