L’industria chimica europea è riuscita a chiudere un 2020 molto difficile limitando i danni: secondo i preconsuntivi forniti dalla federazione europea Cefic (qui il report), infatti, la produzione è scesa l’anno scorso del -1,9%, ma si prevede che possa crescere quest’anno del +3% e del +2% nel 2022, pur con tutte le incertezze delle previsioni in uno scenario così liquido.
Un risultato ancora più positivo se si considera che il manifatturiero europeo ha accusato nel 2020 un calo della produzione del -8,2%. L’industria chimica ha risentito della minor domanda proveniente dall’industria, ma è riuscita a compensarla grazie alla maggior richiesta di prodotti chimici utilizzati nelle forniture critiche per la sanità, dal PMMA utilizzati nei divisori ai dispositivi di protezione individuale, fino a medicinali e disinfettanti.
“Il 2020 ha dimostrato che le filiere della chimica sono tra le più resilienti a livello europeo – commenta il direttore generale di Cefic, Marco Mensink -. L’industria si è rialzata, è stata all’altezza delle aspettative e ha fornito un valido supporto nella lotta alla pandemia, ad esempio producendo disinfettanti”. Secondo Mensink, il recupero completo richiederà un sostegno attraverso una forte politica industriale. “Per garantire i massicci investimenti necessari per la trasformazione della nostra industria verso il Green Deal UE e mantenere alte le esportazioni, attendiamo con impazienza la nuova strategia industriale della Commissione europea, necessaria affinché l’industria diventi più sostenibile, più competitiva a livello globale e più resiliente”.
Non tutti gli indicatori sono però postivi: la capacità complessiva dell’industria chimica nella UE è diminuita l’anno scorso del -6%, con vendite inferiori di 34,8 miliardi rispetto al 2019, nei primi undici mesi dell’anno. Anche le esportazioni di prodotti chimici sono scese di 7,4 miliardi di euro, sempre considerando il periodo gennaio-novembre (-4,5%).